martedì 28 novembre 2006


PRENDETEVI UN PO' DI TEMPO E LEGGETE QUESTA FAVOLETTA oggi vi racconto una storia che per chi conosce un pò le cronache di Narnia potrà trovare poco originale (almeno in parte), ma io la scrivo lo stesso.è la storia dell'usignolo e del leone.
Un giorno, quando al posto del tutto, c'era il nulla, il leone, colui il quale non conosce tempo stava pensando tra se:" In effetti qui non succede mai nulla... e poi ho in mente tante e tante cose belle...." Detto: fatto. ecco che direttamente il suo pensiero diventa azione e decide di Creare. Nel nulla perciò si alzò un sibilo e poi sempre più forte, più forte fino a quando questo non si trasformò in canto. E in quel mentre si udì una voce bellissima come mai se ne sentì altra nel paese che andremo a visitare. In un attimo venne ad essere la luce, e in quello sfolgorare il leone creò i cieli e le terre, tutti i mondi, le acque, le piante, gli animali.... insomma in un attimo ciò che era il nulla diventò il tutto. Tuttavia il nulla non fu distrutto, ma una piccola parte di ciò che diventò universo fu lasciata libera per far posto al nulla. Tutto era meraviglioso. Quando tutto fu creato, il leone soffiò forte su tutto ciò che era nato e ogni cellula prese vita. Ci fugrande festa in quel momento e tutti erano felici. L'unico animale che non riuscita a darsi pace era l'usignolo. Il Leone lo vide così afflitto e gli domandò:"Ciao fratello mio, perchè sei triste? Oggi il mondo è stato creato e noi dobbiamo essere felici e fare festa!" L'usignolo affranto rispose al grande animale: "Vedi, io sono rimasto affascinato dal tuo canto, vorrei essere capace anche io di rendere felice il mondo con questo dono, di far sognare tutto il creato con quelle note: ma non so farlo". Il leone mosso a pietà decise di insegnare all'usignolo a cantare. Il mammifero ricominciò il canto e dalla sua bocca uscivano tante piccole palline, di vario colore e dimensione. Il Re disse all'usignolo: "Prendi le palline, quando le avrai prese tutte imparerai a cantare". L'uccellino mosso da grande gioia cominciò ad affannarsi per non farne cadere neanche una. La cosa strabiliante era che se anche le palline cadevano per terra, lì dove si poggiavano nasceva un fiore: una nuova vita sbocciava. Tuttavia la piccola creaturasi accorse ben presto che le sue piccole alucce non riuscivano a trattenere le palline e tornò ad essere estremamente triste. Il leone lo vide e rimase colpito e domandò: "Perchè amico mio sei ancora triste? non ti ho forse insegnato a cantare?" Rispose l'usignolo:" Mio Signore non riesco a trattenere le note....!"Il leone allora trovò subito il modo per risolvere il problema. Chiese in prestito ad una piccola pianta cinque ramoscelli e con un colpo di magia li sistemò paralleli tra di loro, proprio come una grata. Poi disse all'usignolo: "ora caro mio, io continuerò a cantare. Tu non devi fare altro che poggiarti i bastoncini sulle alucce aperte e catturare le palline". Così l'uccellino fece e vide che ogni pallina cadeva, come per magia, in un punto diverso della piccola grata. Quando ebbe raccolto tutte le palline dal suo beccuccio, si alzò, magicamente, il più bel canto che un uccello abbia mai fatto. Da quel momento tutti gli animali avrebbero parlato di quel canto strepitoso. Sul quella terra, da quel momento, le piccole palline vennero chiamate note e i cinque bastoncini pentagramma e tutti coloro che avessero voluto imparare a cantare avrebbero poi preso l'abitudine di portarsi dietro queste cose per non far cadere nemmeno una nota cantata dal grande leone.

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